IN ARRIVO L’ESERCITO DEL NORD… LA RUSSA E’ D’ACCORDO

Maggioranza battuta IERI alla Camera. Accogliendo con 9 volti di scarto la proposta del deputato del Pd Ettore Rosato, l’Aula ha infatti deciso di rinviare in commissione la proposta di legge che prevede incentivi per favorire, nelle Regioni dell’arco alpino, il reclutamento di militari volontari nei reparti delle truppe alpine, primo firmatario il leghista Davide Caparini.

“Noi siamo pronti a fare un intervento serio a sostegno degli alpini e di tutte le Forze armate, ma la maggioranza ha scelto la strada dello spot che per noi è inaccettabile” ha dichiarato Rosato. ”Con la proposta sostenuta dalla Lega – ha sottolineato il deputato Pd – si creavano discriminazioni tra alpini residenti in un territorio o nell’altro, e tra loro e gli altri militari che fanno lo stesso lavoro e che alpini non sono”.

Secondo il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, ”il voto di oggi, che ha fortunatamente rinviato in commissione un provvedimento sbagliato e iniquo, ha dimostrato che la maggioranza in aula è in grado di esserci solo per i voti di fiducia e per i provvedimenti che riguardano i processi di Berlusconi. Appena i ministri e sottosegretari non sono in aula, la maggioranza si dissolve e l’allargamento che hanno raccontato è inesistente e inutile”.

Punta sulle assenze anche il commento dei futuristi. “Oggi c’è stato il primo caso di Vietnam parlamentare – osserva il vice capogruppo di Fli alla Camera, Carmelo Briguglio – ma è la maggioranza che se lo fa da sola con le assenze dei suoi deputati. E siamo solo all’inizio…”.

Durissima la reazione della Lega. “Il provvedimento è stato più di un anno in commissione, ci abbiamo lavorato tutti, per arrivare alla decisione di portarlo in Aula. C’era anche l’appoggio dell’Idv e dell’Udc” lamenta il deputato leghista Giacomo Chiappori, vicepresidente della commissione Difesa alla Camera. ”Il Pd ha chiesto strumentalmente di riportare il provvedimento in commissione, e l’opposizione ha votato in questo senso semplicemente per dimostrare che la maggioranza in Aula esiste solo quando c’è da porre la fiducia. Questo non ci disturba – spiega Chiappori – perché continueremo a lavorarci, lo riporteremo in Aula e lo faremo passare in ogni modo”.

All’attacco anche Carolina Lussana, vicepresidente del gruppo della Lega Nord alla Camera: ”L’opposizione per due anni è rimasta silente non presentando in merito alla proposta di legge sugli alpini alcuna legge alternativa. E’ riuscita solo a creare oggi un incidente d’Aula pretestuosamente”. Anche Lussana conferma che ”quello di oggi non è sicuramente uno stop alla nostra legge in quanto la riporteremo in Aula il prima possibile e sono certa che avremo i numeri per approvarla”.

A intervenire è poi lo stesso ministro della Difesa, Ignazio la Russa. ”E’ una proposta non del ministero ma del Parlamento – spiega – Ma non è una bocciatura e l’obiettivo mi sembra assolutamente giusto: si può perfezionarla in commissione”.



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ENNESIMO SCIPPO AL SUD…

“E’ l’ennesimo vergognoso scippo ai danni del Mezzogiorno.  Un vero e proprio colpo proibito ai danni  degli agricoltori  e degli alluvionati della Puglia e  di tutti i cittadini delle regioni del Sud che ancora una volta vengono letteralmente derubati in nome e per conto della ditta  B&BBerlusconi & Bossi –  che sottrae al Sud per beneficiare il Nord”.

E’ quanto ha dichiarato il consigliere regionale del Partito Democratico e Presidente della commissione Sanità della Regione Puglia,  Dino Marino, a proposito del maxi emendamento sul decreto Milleproroghe presentato ieri dal governo Berlusconi al Senato, sul quale è stata posta la fiducia.

“Altro che nuova programmazione e Piano per il Sud  – ha affermato Dino Marino –. Cancellano con un colpo di spugna 100 milioni di euro dai fondi Fas assegnati  per il dissesto idrogeologico, per consegliarli alla Liguria e al Veneto, e allo stesso tempo rinviano al 30 giugno il pagamento delle multe sulle quote latte per gli allevatori della Padania. Il governo Berlusconi, invece di dimettersi, continua a porre la fiducia su provvedimenti indifendibili che spaccano in due il Paese”.

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UNIONE DI FATTO PIU’ CHE MATRIMONIO

Onde evitare di essere costretto a “tacere per sempre”, per decorrenza o prescrizione dei termini, nonché per l’amore da sempre nutrito verso questi contesti territoriali, che mi hanno regalato natali, passioni, amicizie, stimoli ed emozioni, provo a dire la mia prima che il rito sacramentale, in programma a Vico, sia consumato.

Ritengo che parlare di sposalizio tra Daunia e Gargano tradisca un eccesso d’attenzione verso il lato effimero dell’evento, rischiando di contribuire a una relativizzazione della memoria storico-antropologica, indispensabile alla difesa consapevole delle prerogative identitarie di ciascun territorio. Vero ed autentico caleidoscopio di patrimoni per una regione unica come la Puglia.

Sin da quando Diomede mise piede in Puglia, la Daunia (secoli più tardi: Capitanata) e i Dauni non sono mai stati altra cosa rispetto al Gargano. Secondo la stessa leggenda, l’eroe greco approda attratto dalla suggestione della costa garganica e decide di fermarsi, trattenuto dall’incanto e dalla bellezza dell’entroterra. Il suo sguardo ne è affascinato, sposa la figlia del re Dauno e si dedica, lui uomo di mare, alla passione controversa di allevatore di cavalli. Una scultura in bronzo, a Peschici, lo racconta in una stimolante sintesi artistica, carica di simboli e di riflessi, e lo rappresenta quale orgoglioso principe Dauno, piuttosto che foresto dignitario garganico.

Trattandosi, in realtà, della scintilla relazionale che si vuole far scoccare tra Gargano e Subappennino Dauno, piuttosto che tra Daunia e Gargano (già madre l’una dell’altro), sarebbe più opportuno parlare di un’apprezzabile e auspicabile “unione di fatto”, evitando ogni riferimento all’improbabile “matrimonio”, che in tal caso potrebbe addirittura assumere gli imbarazzanti tratti della relazione incestuosa.

Naturalmente non è affatto in discussione la bontà dell’intento, teso a dare concretezza ai propositi di sistema tante volte enunciati e altrettante volte mai praticati. Da troppo tempo, spesso predicando al vento, non ci si stanca di esortare all’interazione fra ambiti territoriali non solo locali, ma spingendo anche verso sinergie a proiezioni coraggiose tra la stessa Daunia e il Salento, tra la Murgia e il Subappennino, il Gargano e la Valle d’Itria.

 

Per riuscire a dar vita a una proposta turistico-culturale incisiva ed innovativa, all’insegna della fruizione “slow”, capace di far leva sul fulcro della “fidelizzazione” e rendere l’intera destinazione Puglia non solo attraente, ma accogliente e in grado di trattenere a lungo attenzioni, interessi, turisti, escursionisti, cultori, viaggiatori e pellegrini.

 

Ma se tutto questo, come è giusto che sia, mira anche ad elevare il tasso di qualità dell’offerta in generale, rigore professionale e competenza nella ricerca non possono che essere la cifra nobile e identificativa da riconoscere anche nel più piccolo dei dettagli. Offrire qualità, per ricevere qualità. A partire da ogni singolo attore protagonista di questa avvincente marcia verso il futuro “globale”, in cui a confrontarsi sono le miriadi di identità locali che, per non perdersi e confondersi, non potranno contare che sulla ricchezza delle rispettive peculiarità.

 

Troppo a lungo il Gargano è stato lasciato solo tra quei confini delimitati da Diomede con i cippi delle mura troiane. Poi divelti da Dauno, prima di concedergli in moglie la figlia Ecana. Checché ne pensasse Giambattista Vico, in questo caso la storia non ha da ripetersi. Il Gargano non è un più o meno buon partito. Il Gargano non è da sposare, né per convenienza né per ricompensa, tantomeno per celia. Il Gargano va amato, accudito e sostenuto. Proprio come un figlio, di cui la madre Daunia e l’intera famiglia Puglia devono sentirsi profondamente orgogliosi.

 

(gelormini@katamail.com)

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L’UNITA’ D’ITALIA, E LA STORIA DA RISCRIVERE.

Sig. direttore,
festeggiare l’unità d’ITALIA sarebbe doveroso solo se lo stato italiano avesse l’onesta intellettuale di raccontare veramente cosa avvenne al sud e quanti massacri l’esercito piemontese commise.
In francia sui libri di scuola studiano i massacri che i repubblicani commisero in Vandea, e forse e per questo che mentre al sud d’Italia lo stato viene visto o come una entita da mungere o da imbrogliare, in Francia i vandeani si sentono orgogliosamente Francesi.
In italia ricordiamo il risorgimento solo con frasi retoriche, sarebbe ora che coninciassimo anche a raccontare la verità.
Giuseppe Quarto
Brescia

Carissimo signor Quarto,
è vero festeggiare l’Unità d’Italia potrebbe essere per tutti gli Italiani l’occosione per festeggiarla nel nome della verità e della riscrittura di una storia che ha visto un risorgimento degli ideali che non si è poi tradotto nel risorgimento della pratica e dello Stato Italiano.
Per dare valore alla nostra unità sarebbe bene che si trovasse il coraggio di riscrivere i libri di testo di questa storia e introdurli nelle scuole non per rinnegare l’Unità, ma per ridare dignita a un popolo, quello meridionale, che ha dato il suo sangue, il suo lavoro e i suoi figli proprio a quell’Italia che oggi quasi, quasi sembra voler parlare del sud come un figliastro.
Ancora oggi, grazie al consumo del sud, la parte benestante del nostro Paese può vantarsi di essere un’economia europea. Recenti studi non di parte (Unicredit) hanno dimostrato che il sud ha i suoi grandi problemi, ma che senza il sud l’economia anche del nord non va da nessuna parte. Nessuna rivendicazione o pulsione antinutaria quindi, ma da che mondo e mondo le unioni si fanno (si costruiscono) in due.
La redazione.

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GALAN, LA LEGA, E I PESCATORI DI MANFREDONIA


"Galan  si  appresta  a  ingoiare  e a fare ingoiare e a tutti gli italiani
l'ennesima  polpetta  avvelenata  della  Lega", lo afferma la senatrice del
partito   democratico   Colomba   Mongiello  intervenendo  in  merito  alla
presentazione  di un emendamento al milleproroghe da parte della Lega Nord,
che  sposta  al  30  giugno  il termine per il pagamento delle quote latte.
"Chiedo  al  Ministro  un  sussulto di dignità - continua la parlamentare -
sono  mesi  che  ai  pescatori di Manfredonia, che chiedono una proroga del Continua a leggere 

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BRIGANTAGGIO E RISORGIMENTO, IL 5 FEBBRAIO SE NE PARLA A TORREMAGGIORE

Il cap. Alessandro Romano relazionerà sul tema Risorgimento e Brigantaggio post unitario il prossimo 5 febbraio presso il Liceo Classico N. Fiani diTorremaggiore alle ore 10.30.
Il Capitano Romano è il presidente del Movimento Nazionale Neoborbornico secondo il quale: “Il brigantaggio, quale fenomeno sociale post unitario, è nato come forma di resistenza. Resistenza ad un invasore, perchè tale fu il governo sabaudo nei confronti del Regno delle due Sicilie. Non esisteva un sentimento di unità nazionale, non esisteva un’esigenza contingente avvertita sia dal nord che dal sud, non esisteva un sentire comune che giustificasse la cosiddetta “liberazione” di un territorio che nel momento stesso in cui vide affacciarsi i piemontesi avvertì lo stesso senso di invasione che fino ad allora aveva caratterizzato la storia meridionale. Sbaglia chi sostiene che esisteva un sentimento comune, sbaglia perchè la Sicilia era la sola regione a combattere una guerra contro Napoli e fu proprio sulla spinta della leva siciliana che si trovò la strada per minare il Regno delle due Sicilie nel chiaro intento di attingere alle riserve auree. La storia dell’unità d’Italia è fortemente macchiata del sangue di quanti non vollero piegarsi ad una logica di sfruttamento, di invasione e di sopruso. La dominazione dei Borbone non si poteva definire una condizione di vita ideale, ma non poteva e non doveva essere il trampolino per un’unificazione dei territori che ebbe il solo pretesto di trasferire le ingenti ricchezze meridionali nel nord del paese. Se da un lato il nord viveva una disperata crisi finanziaria, dall’altro lato il sud vantava riserve auree per un totale di circa 443 milioni di lire (che rapportati al numero degli abitanti corrispondeva a più del doppio degli stati europei). La crisi finanziaria del nord fu dovuta ad una politica dissennata per cui venne contratto un debito per coprire un altro debito (finanziato dal banchiere J.Rothschild). Anche la politica estera del governo piemontese incise profondamente sulle casse dello stato e lo fece a tal punto che il debito per la spedizione di Crimea fu estinto solo 50 anni più tardi. Con l’annessione il Regno di Sardegna riversò nelle casse della neonata Italia solo i suoi debiti, mentre le riserve auree del Regno delle due Sicilie servirono a dare nuova linfa vitale all’economia del nord del paese. L’economia del sud del paese fu invece definitivamente messa in ginocchio con i terreni espropriati, con la leva obbligatoria e con le tasse che in soli 3 anni dall’unità raddoppiarono. Una serie di concause che spinsero migliaia di meridionali ad emigrare in cerca di quelle condizioni di vita che ormai il sud non poteva più offrire”.

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2011, 150 ANNI DI UNITA’ D’ITALIA = ANNO ZERO DELL’UNITA’

Carissimi lettori di Capitanata.it, abbiamo caratterizzato questo finale di 2010, come testata, nella lettura attenta di quella che è la condizione del Sud alla luce delle celebrazioni dell’Unità d’Italia che cominceranno con l’avvento del nuovo anno.

Abbiamo provato a scrivere qualcosa di nostro e abbiamo ricevuto diversi contributi sia come lettere alla redazione che come commenti sul nostro blog da tutti voi, lettori attenti di questo giornale.

Cosa ne abbiamo dedotto:

Che, innanzitutto, noi meridionali non possiamo appassionarci a celebrazioni retoriche dell’Unità d’Italia ricordando solo gli “eroi” venuti dal mare o continuando a scoprire targhe e ad inaugurare monumenti a questo o quel generale dell’esercito sabaudo. Continua a leggere

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IL GOVERNO TAGLIA LE FERROVIE DEL SUD

“Il Governo delle grandi opere, delle grandi riforme è nei fatti il Governo delle bugie delle promesse elettorali mancate come la chiusura delle Province. L’ultimo schiaffo alle popolazioni dei piccoli Comuni delll’area dauno-irpina, arriva con il mancato finanziamento della tratta ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio-Avellino – il duro atto di accusa del Portavoce di Piccoli Comuni, Virgilio Caivano – La storica tratta ferroviaria , voluta da Francesco De Sanctis, ridotta dal Governo Berlusconi a scantinato delle ferrovie a ramo secco ed improduttivo. Il silenzio assordante della Regione Campania, e delle province di Foggia e Avellino, tutte governate dai berluscones – continua Caivano –  offende ed umilia le poplazioni che vivono lungo la tratta ferroviaria che vedono così sparire ogni ipotesi di sviluppo concrete delle aree industriali del cratere. La totale assenza dei parlamentari del centrodestra, nominati e quindi al servizio non del popolo ma degli interessi di una logica devastante che guarda ai costi-benefici e dimentica volutamente le ragioni di un territorio che attrarso la tratta ferroviaria tiene insieme il mare Adriatico e di il mare Tirreno. Altro che ponte sullo stretto – chiude polemico Caivano –  il Governo Berlusconi ha cancellato migliaia e migliaia di kilometri di strada ferrata nelle regioni meridionali con grave danno per il futuro stesso del Sud.

Il Coordinamento Piccoli Comuni è in campo al fianco delle popolazione e delle istituzioni locali impegnate a difendere il diritto al futuro delle giovani generazioni contro il disastroso Governo Berlusconi.



(da Piccoli Comuni)

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CONTRORDINE COMPAGNI STORICI. E’ TUTTO DA RIFARE,O QUASI.

Il buon Guareschi, con le sue indimenticabili vignette, prendeva in giro i compagni d’antan. Questo articolo non vuole avere un contenuto politico né tantomeno rinverdire la contrapposizione ideologica degli anni 50/60 del secolo scorso. Ma, avvalendosi anche all’aggettivo che in aggiunta il Guareschi appioppava ai “compagni” ovvero “i trinariciuti”, si vuole catalogare un ordine di proni ortodossi, questa volta della storia. Intanto per Guareschi, i trinariciuti erano appunto persone dotate di tre narici, due delle quali servivano per respirare, la terza per drenare la materia grigia dalla scatola cranica e immettere dalla stessa ordini e disposizioni che rendevano la persona di una obbedienza cieca, pronta, assoluta. E trinariciuti della storia sono stati per molto tempo, per 150 anni,  generazioni di cattedratici e aspiranti tali, l’ordine era: vietato parlare male di Garibaldi, esaltare il risorgimento dei luoghi comuni e di stratificate falsità, questa era la loro Bibbia. E come integralisti dell’ortodossia risorgimentale, questi signori (che Angelo Manna definiva in una sua interpellanza parlamentare: ciucci e venduti), hanno scritto la storia ad usum Delphini, l’hanno scritta dalla parte dei vincitori, con pervicacia, ignorando e a volte isolando qualche raro se non unico onesto storico quale Tommaso Pedio. I Galasso, i Villari, i Volpe, i Croce hanno compiuto un’opera di rimozione generazionale, un calcolato insulto della memoria, generata da una “casta” di tromboni retrivi. Ma ecco che improvvisamente, questa “casta di Continua a leggere

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FOGGIA E LA LOTTA AL CRIMINE

 

Egregio Direttore, 

Le scrivo questa missiva perché sono molto preoccupato ed amareggiato per la situazione sociale che sta vivendo la città di Foggia negli ultimi tempi.

La Sua stessa testata giornalistica tutti i giorni è costretta a riportare notizie di cronaca che toccano da vicino i cittadini: rapine in attività commerciali, ogni genere di furti, violenze nei confronti di nostre concittadine che non sono più libere di camminare serenamente per strada, sono in sintomo cha a Foggia, più che in altre città, lo Stato a fallito.

La lotta al crimine che è prerogativa dello Stato è evidente che, giorno per giorno, subisce sconfitte che certamente non sono imputabile alle Forze dell’Ordine.

La sconfitta dello Stato era cosa già annunciata: due anni fa, quando sono cominciati i “tavoli di discussione” che hanno partorito il famoso “Patto per Foggia sicura”, era evidente che lo Stato, non riuscendo a contrastare la criminalità foggiana, aveva puntato tutto sulla “Sicurezza Percepita” ossia inculcare nel cittadino un senso di sicurezza che, però, non era supportata dai fatti concreti. Amplificare piccole operazioni di polizia magari con arresti, però non è servito a risolvere il problema e, oggi, l’opinione pubblica è ancora più preoccupata e delusa di prima.

L’ultima trovata del Governo in campo di sicurezza è stata quella di coinvolgere i sindaci nella lotta al crimine; i famosi “Sindaci sceriffi”. Anche qui, come due anni fa, ci troviamo dinanzi ad un tentativo che è destinato a fallire. Coinvolgendo gli enti locali nella sicurezza è solo una frase vuota ed insignificante perché le polizia locali sono da sempre presenti sul territorio e non è un foglio di carta che cambia le loro posizioni.

A Foggia i vigili urbani adesso rilevano incidenti stradali anche di notte in modo da liberare le volanti della polizia che, così possono controllare il territorio. La nostra Polizia municipale, però, non è armata e il “Patto per Foggia sicura”, per raggiare la Legge dello stesso Stato che impone alle polizie non armate di non espletare servizi esterni in orari notturni, ha stabilito che una volante dei carabinieri dovrà coprire le spalle ai vigile che intervengono su un incidente. Di fatto la gazzella non controlla il territorio. Va da se che questo coinvolgimento dei sindaci è solo una trovata propagandistica e serve a spalmare le responsabilità di questo fallimento su più soggetti. La conferma a ciò trovano conforto in alcune dichiarazioni del Prefetto, che è la massima autorità dello Stato sulla provincia, il quale ha screditato l’operato dei vigili urbani asserendo che questi non rilevano incidenti stradali specie nelle ore notturne. Tralasciando la non veridicità delle dichiarazioni resta il fatto che a Foggia lo Stato accusa l’Ente Comune di non fare la sua parte e, quindi, non garantire la sicurezza.

Piacerebbe a chi scrive proporre una soluzione definitiva alla criminalità ma si riconoscono i propri limiti pur nella consapevolezza che il difetto è Legislativo.

Cordiali saluti

Antonio Scarpiello

Pensionato della Polizia municipale

 

 

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